"Plastic Beach", l'isola fatta di spazzatura, è il nuovo album dei Gorillaz

Dopo il successo planetario di «Gorillaz» e «Demon Days», usciti rispettivamente nel 2001 e nel 2005, e un riconoscimento conferitogli dal Guinness Book Of World Records come «Band virtuale più famosa del mondo», i Gorillaz tornano con «Plastic Beach».

L’album in questione, nient’altro che un allegorico ritratto di un’umanità alla deriva, prende il nome da un’isola fatta di spazzatura galleggiante a Point Nemo, nel sud del Pacifico, il posto più remoto e difficile da scovare sulla faccia della Terra. Qui troviamo il bassista Murdoc Niccals, che tiene prigioniero il cantante 2d e si fa proteggere dalla chitarrista-androide Noodle Cyborg. Russel Hobbs, il batterista, non c’è. E’ latitante. Dai tempi del fortunatissimo «Demon Days», insomma, sono cambiate un po’ di cose per la cartoon-band creata da Damon Albarn e Jamie Hewlett .

La loro casa discografica, cioè la Parlophone, descrive questo lavoro come il «loro album più ambizioso e innovativo realizzato fino ad oggi». Quasi impossibile non darle ragione. Con «Plastic Beach» infatti, i Gorillaz sono stati capaci di riunire dopo tanti anni un pezzo dei Clash, ossia Mick Jones e Paul Simonon, di far suonare la National Orchestra Of Arabic Music, l’Hypnotic Brass Ensemble e un gruppo jazz/hip hop di Chicago composto da ben nove membri, ma anche di coinvolgere illustri colleghi come Lou Reed, Snoop Dogg, Mark E Smith, De La Soul, Mos Def o Bobby Womack. “Plastic Beach”, a mio avviso, è uno di quei dischi che non annoiano mai, che ti catturano, ti affascinano, canzone dopo canzone. E’ un gran bel miscuglio di generi come il pop, il rap, il soul o l’elettronica. Piace per dolcissime e composte ballate come «Broken» o «To Binge», quest’ultima cantata assieme a Yukimi Nagano, che fa parte della band svedese Little Dragon, per esperimenti ai limiti dell’elettronica commerciale come «Glitter Freeze Feat. Mark E. Smith», un traccia quasi completamente strumentale, e per evocative e stilose gemme come «Stylo», primo singolo estratto ma anche uno dei brani più belli dell’intero cd, o «Empire Ants», dove riaffiora la splendida voce della già menzionata Nagano. E piace tanto anche per tracce briose come «White Flag Feat. Kano and Bashy», la cui particolarità risiede nel fatto che è interamente costruita su archi suonati dall’orchestra nazionale Libanese, o «Plastic Beach”, la title-track, che è rilassata, filante, plastica, appunto.

Nel nuovo video, Stylo, Murdoc, 2D Noodle, in una nuova incredibile veste 3D, e (ebbene sì) Bruce Willis si inseguono in quello che potrebbe essere il deserto del Mojave, mentre i riferimenti alle puntate precedenti della saga fanno sembrare la band virtuale degna erede di Lost.

Tracking List:

  1. Orchestral Intro (featuring Sinfonia ViVA)
  2. Welcome To The World Of The Plastic Beach (feat. Snoop Dogg and Hypnotic Brass Ensemble)
  3. White Flag (feat. Kano, Bashy and The National Orchestra For Arabic Music)
  4. Rhinestone Eyes
  5. Stylo (feat. Bobby Womack and Mos Def) -primo singolo estratto-
  6. Superfast Jellyfish (feat. Gruff Rhys and De La Soul)
  7. Empire Ants (feat. Little Dragon)
  8. Glitter Freeze (feat. Mark E Smith)
  9. Some Kind Of Nature (feat. Lou Reed)
  10. On Melancholy Hill
  11. Broken
  12. Sweepstakes (feat. Mos Def & Hypnotic Brass Ensemble)
  13. Plastic Beach (feat. Mick Jones & Paul Simonon)
  14. To Binge (feat. Little Dragon)
  15. Cloud Of Unknowing (feat. Bobby Womack and Sinfonia ViVA)
  16. Pirate Jet

Source: new.it.music.yahoo.com – di Leonardo Filomeno